venduto 180 F2.3 ANGENIEUX DEM X LEICA R

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venduto 180 F2.3 ANGENIEUX DEM X LEICA R

Marca: Leica - Condizioni prodotto: Usato - Categoria prodotto: Obiettivi per reflex


ASSOLUTAMENTE NUOVO

POSSIBILITà DI PAGARE A RATE SENZA INTERESSI

Fra i primi anni '80 ed i primi anni '90 la Angenieux - forte della sua invidiabile reputazione nel campo
dell'ottica - decise di cimentarsi sul mercato anche nel settore degli obiettivi intercambiabili destinati alla
fotografia 35mm amatoriale e professionale, proponendo una ridotta ma invidiatissima gamma di obiettivi
universali, anche se - visto il prezzo ed il blasone - questo aggettivo è davvero poco appropriato; il mito
che aleggiava attorno al celebre brand francese era ancora ben saldo nei cuori degli appassionati, e ben
presto l'Angenieux in attacco Canon, Nikon o Leica divenne il sogno nel cassetto di molti, raffinati fotografi,
disposti a spendere una piccola fortuna per montare sul proprio corpo macchina un gioiello made in St. Heand
e sentirsi parte della ristretta schiera di fortunati utenti, che annoverava i più celebri registi cinematografici e
addirittura gli astronauti della prima missione Apollo sulla Luna, filmati dal modulo LEM con uno zoom Angenieux!

La disponibilità di focali fu molto ristretta: inizialmente furono lanciati due zoom in grado di coprire le esigenze di base,
ovvero un 35-70mm f/2,5-3,3 ed un 70-210mm f/3,5, cui fecero seguito due teleobiettivi a focale fissa caratterizzati
da luminosità molto elevata e correzione APO, i chiacchierati 180mm f/2,3 e 200mm f/2,8 APO DEM, per finire con
l'unica realizzazione autofocus, il celebre 28-70mm f/2,6 AF, il cui progetto fu successivamente ceduto alla Tokina che
continuò a produrlo come Tokina AT-X PRO; la sfortuna dell'Angenieux in questa effimera e poco remunerativa esperienza
fu rappresentata dall'incredibile accelerazione tecnologica di quegli anni, in cui i sistemi autofocus sbocciarono, si evolvettero
e si affermarono a ritmi serrati, imponendo nuovi standard negli attacchi al corpo macchina, caratterizzati da interfacce elettroniche,
contattiere striscianti sulle ghiere di regolazione e soprattutto ROM interne agli obiettivi stessi: le grandi Case non hanno mai
visto di buon occhio l'intrusione del mitico marchio francese nel loro orticello, negandogli la fornitura dei dati ROM e di altri
dati chiave delle nuove realizzazioni, obbligando l'Angenieux a realizzarli in proprio; a questa situazione si aggiunse il prezzo
di listino molto elevato,  la politica commerciale degli importatori nazionali - davvero poco aggressiva - e della Angenieux stessa,
che imponeva acquisti cumulativi di altri prodotti (es: binocoli) per ottenere gli agognati obiettivi (come mi fu riferito direttamente
da un amico francese, commerciante del settore, che nel 1992 andò direttamente a St. Heand per acquistare quattro zoom
28-70/2,6 AF - uno dei quali per me - e si vide "costretto" ad aggiungere altra mercanzia non richiesta in cambio del "grande
privilegio" di ottenere i nuovi zoom AF...); il colpo di grazia venne dalla traballante gestione dell'azienda, che sotto commissariamento
fu obbligata ad abbandonare il settore fotografico per dedicarsi unicamente al cinema ed alle forniture militari.

In questa sede sveleremo i segreti che stanno sotto la pelle delle due focali fisse, che a suo tempo destarono molto interesse, in
special modo la versione 180mm f/2,3, estremamente luminosa, che al momento del lancio sedusse molti fotografi inducendoli
ad abbandonare in suo favore il classico 180mm f/2,8  di casa; in effetti queste realizzazioni esercitavano un fascino
indiscreto per varie ragioni: erano molto luminose, portavano con orgoglio un blasone ormai mitico e si avvalevano di
una tecnologia estremamente avanzata con correzione apocromatica  ed il sistema di messa a fuoco interna DEM; soprattutto -
e questo era ignoto all'utente generico - erano stati progettati e brevettati dall'anziano ed esperto Pierre Angenieux in persona,
nel corso del 1985, a 35 anni di distanza dal suo primo, celebre brevetto, un Gauss normale di luminosità f/1; purtroppo i test
strumentali ed i riscontri sul campo non confermarono le grandi aspettative della vigilia, ed anche la resa dello sfuocato fu
definita "marmellatosa" (SIC), nonostante il grande know-how cinematografico della Casa ed il sofisticato sistema di messa
a fuoco col movimento asincrono di due gruppi interni diversi.



la pagina dedicata all'Angenieux 180mm f/2,3 APO DEM sulla brochure 1992; il sofisticato sistema di messa
a fuoco interna viene giustamente messo in risalto, garantendo resa altissima a tutte le distanze.
Il Concorde, la bella donna, il tricolore francese: sono presenti tutti i simboli della grandèur transalpina!

 

l'omologa pagina dedicata alla versione 200mm  f/2,8; curiosamente, viene definito "ED" anzichè "APO",
nel disperato tentativo di differenziare concettualmente due ottiche molto simili come caratteristiche
geometriche e che - come vedremo dagli inediti estratti del progetto - sono state in realtà progettate
assieme, sull'identico schema ottico e con identica scelta di vetri...

credits: pictures (2) Angenieux

 

Pierre Angenieux completò il progetto e lo presentò per la registrazione nel primi giorni di Dicembre
del 1985; come anticipato, i due obiettivi sono praticamente gemelli, dal momento che furono calcolati
simultaneamente, utilizzando lo stesso schema ottico e gli stessi tipi di vetri in tutte otto le lenti; dal
punto di vista tecnico si tratta senz'altro di obiettivi molto moderni per l'epoca, come gli schemi che
ho realizzato possono confermare.




gli inediti schemi relativi al 180mm f/2,3 APO, visto in posizione di infinito ed in quella di messa a fuoco minima
(1,8m); si può notare come il sistema DEM di messa a fuoco interna - giustamente strombazzato dal marketing -
fosse davvero sofisticato, dal momento che chiama in causa ben due gruppi ottici diversi, caratterizzati da
movimento asincrono ed indipendente sia l'uno dall'altro sia dal resto dello schema ottico; in particolare, il
gruppo costituito dalle lenti L7-L8 avanzava vistosamente, provvedendo alla massa a fuoco di base, mentre
il gruppo L2-L3 avanzava in modo meno percettibile, correggendo - come spiegato da Pierre Angenieux
in persona - varie aberrazioni tipiche della distanza ravvicinata, in particolare il coma, classica bestia nera
di obiettivi così luminosi; i vetri adottati sono altrettanto avanzati, dal momento che sei elementi su otto sono
realizzati con materiale ad alta rifrazione, con nD compreso fra 1,728 ed 1,806, mentre la lente L2 è stata
sbozzata da un fluor krown glass a bassa dispersione, il classico vetro ED commerciale ampiamente utilizzato
anche da Canon, Nikon, Pentax e molti altri, corrispondente alla classificazione Schott PK-52A e dotato
di un numero di Abbe molto elevato (81,6); questa lente è collata in doppietto ad un'altra realizzata con
un vetro antagonista ad alta rifrazione (nD= 1,785) ed alta dispersione (vD= 25,9), realizzando così un
classico e potente doppietto acromatico